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La magia rara di Zafón e L’ombra del vento

carlos-ruiz-zafon, valentina falsetta


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L’ombra del vento era uno dei libri super acclamati e consigliati che avevo in lista da un po’ di tempo. Mi decisi a leggerlo la scorsa estate, a ridosso di un’afa insostenibile mescolata a sabbia e odore di salsedine. Inizialmente rimasi delusa: i primi capitoli, il cimitero dei libri dimenticati, mi sembravano un’idea banale. Lo spirito critico mi spinse a continuare la storia e scoprii un mondo fatto di affetti e passioni dietro all’oscura figura che fissava con fare minaccioso il piccolo protagonista.

Zafon era uno dei grandi scrittori contemporanei capace di immergerti in un mondo ricco di elementi, di descrizioni, visioni ed emozioni reali. Difatti pochi libri suscitano in me emozioni a lungo termine, indimenticabili e resistenti alla frenesia della vita e allo scorrere del tempo. Questo microcosmo, con tempi e luoghi propri, trasporta il lettore senza sosta, velocemente, la curiosità è rapita completamente in un turbinio di amori e dolori, e che siano la 4 del mattino è ininfluente: anzi, nel buio e nel silenzio della notte estiva i personaggi di Zafon assumono ancor di più fattezze reali.

L’ombra del vento è un romanzo che parla di Amore. Amore incontenibile, resistente alle dinamiche del tempo e delle fiamme che bruciano la carne ma non i sentimenti. Amore vecchio e nuovo, che si riscopre e che nasce. Con guanti di seta Zafon ci porge i ritratti dei primi amori che abbiamo vissuto, delle paure più recondite e della curiosità travolgente che spesso muore con l’avanzare dell’età. L’amore per una donna e l’affetto per un amico che ti salva dalla morte.

È una storia di Sofferenza. La sofferenza di amori negati e figli non perdonati, di case immerse nel calore di Barcellona che custodiscono stanze fredde e buie, cimiteri di storie infantili già impresse dal peccato agli occhi degli adulti. Sofferenza di madri ridicole, padri anaffettivi o crudeli, amori non corrisposti e gelosie che consumano.

È una storia di Morte. Morte fredda, ingiusta, rinnegata, rimandata, fatta di brividi lunghi una vita.

C’è tutto in questo romanzo: la gratitudine per un genitore che arranca, per gli amici, pochi e fedeli, per le passioni; la paura per l’ignoto e la curiosità di conoscere la verità a tutti i costi, fra le strade e le piazze spagnole tessere di un puzzle lasciate ad attendere qualcuno abbastanza coraggioso da comprendere, svelare e donare pace a segreti sepolti dal silenzio.

Mistero e oscurità perenni

L’intero romanzo è pervaso dal mistero che si svela poco a poco, gocce che titillano l’interesse e l’empatia del lettore.

Persino nei giorni estivi, nel caldo che irradia Barcellona di colori accesi permane l’alone di malinconia per un tempo e una storia sconosciuti, il grigiore che tinge la vita del protagonista nell’attesa del prossimo inquietante incontro con il “Diavolo” e che sembra trovare rifugio solo nei brevi momenti d’amore, la Luce che squarcia le tenebre di inconfessabili stragi familiari arriverà solo in un finale attesissimo e ben celato.

“Mi abbandonai a quell’incantesimo fino a quando la brezza dell’alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull’ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L’eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.”

Lo spirito immortale dei libri

Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato.

Qui uno dei tanti punti in cui finzione letteraria e realtà si incontrano e rendono Zafòn immortale: il consiglio datoci da un amico, un conoscente, il libro prestatoci che si tinge di nuove emozioni, L’ombra del vento destinata a soffiare di città in città con il suo carico di sentimenti universali, avvenimenti unici che si uniscono nel capolavoro, l’incipit riconoscibile come quelli dei classici ottocenteschi.

La magia delle storie di Carlos Ruiz Zafòn, nella tristezza dell’ultimo saluto che gli porgiamo, lo ha consegnato alla storia.

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