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Morte di un uomo felice – Giorgio Fontana


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Il 26 marzo è uscito il nuovo libro di Giorgio Fontana per Sellerio, si intitola “Kafka – Un mondo di verità.”

https://sellerio.it/it/catalogo/Kafka-Un-Mondo-Verita/Fontana/15480

Noi del Club Fahrenheit di Catanzaro lo abbiamo incontrato il 3 febbraio alla Ubik, dopo aver letto il romanzo che gli fece vincere il Premio Campiello, “Morte di un uomo felice.”

Il romanzo di Fontana, nella mia personale esperienza di lettrice, rappresenta un unicum. Non mi era mai successo di trovarmi immersa in una storia di cui non mi piacesse nessun personaggio.

Giacomo Colnaghi è un magistrato, ma è anche il prototipo di giurista che mi respinge, che mi annoia, è un pessimo marito, un pessimo padre. Un padre che non sa consolare, che non sa amare né abbracciare l’interezza del proprio figlio, un marito che non ha slanci d’amore né di passione. Indaga per stanare i terroristi rossi, proprio lui, figlio di partigiano morto per dare speranza a quello Stato democratico che ora i “compagni” combattono. È logico che per Fontana il corto circuito è interessante e degno di essere raccontato. Forse per la mia fame di risposte sono rimasta insoddisfatta delle domande in superficie, o della stessa piattezza dei personaggi. Che non sia una scelta quella di delineare uomini e donne chiusi nelle loro convinzioni? La madre, Colnaghi, i terroristi. Colnaghi padre così pieno di vita, di passione, di contro, avventato, mai perdonato: siamo abituati a celebrarli i partigiani, e qui quasi lo si nasconde come una vergogna.

C’è però un aspetto che rimane fermo e lucido: la parte più bella del romanzo è quella in cui una professoressa discute con Colnaghi sul senso della giustizia, del porgere l’altra guancia, che da sola riscatta la monodimensionalità dei protagonisti: una giustizia riparativa, sembra questa la massima aspirazione che nei fatti umani possiamo perseguire, elevandoci, senza mai cedere al diventare “gli uomini dell’ira”.