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Sostiene Pereira


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Non so perché i libri che arrivano nelle mie mani per mia scelta o per regali di altri, alla fine finiscano per incatenarsi agli eventi dei giorni in cui li leggo.

Sostiene Pereira, per esempio, ha come protagonista un giornalista sovrappeso, cardiopatico, vedovo, che si occupa di cultura, solo di cultura, ed è sempre molto veloce a ribadire: a me della politica non importa niente. E però succede che un giovane rivoluzionario, pieno di ideali e di vita, rischia la morte per andare contro la morte della democrazia (libertà di pensiero, di stampa, quel corredo lì…) e Pereira dacché era un poverino spaventato e passivo diventa un giornalista ribelle quando la violenza gli piomba addosso e davanti agli occhi. È una bella metafora quella di Pereira; non è che bisogna vederlo, il sangue, per prendere posizione. È una bella metafora quella di Pereira che impara ad amare la vita poiché conosce la morte nel coraggio, che impara a visitare il futuro senza troppa saudade, che non subisce la Storia ma è partecipe della stessa.