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Khalil


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Le domeniche sono quelle in cui ti viene voglia di cucinare, di stare con le persone a cui si vuole bene, e se è una domenica di fine ottobre in cui il sole tramonta presto ma il clima non risponde a sé stesso, allora è tutto più strano, ovattato, lontano. È un privilegio persino pensare di poterlo trascorrere, un giorno così. È un senso di colpa inutile, che vorrebbe passare all’azione e spero ce ne sia l’occasione: fino a quel momento non basterà disattivare i social o spegnere la tv per non farsi raggiungere dalle notizie. C’è chi gioca a stare nel mezzo sperando che gli altri non abbiano memoria; chi sta dalla parte che condivide stessa storia di colonizzati, oppressi e stessa religione di quelli che muoiono sulle nostre coste, però questi ultimi non trovano compassione né cordoglio (uniti, insomma, solo nell’antisemitismo, sentimento radicato che nulla ha a che vedere con l’invasione Israeliana); c’è chi tenta di legittimare servendosi della legge del taglione. Le domeniche sono i giorni in cui nello spazio di un riposo forzato un libro ti viene a dare risposte e domande in più, in cui vinti e vincitori, buoni e cattivi, hanno ragioni da raccontare. Noi, invece, sempre meno voce in capitolo: non che ce lo vietino, è che non facciamo abbastanza rumore.