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Fino a quando abuserete della nostra pazienza?


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Articolo presente sul quotidiano La Nuova Calabria

Sin dal momento in cui sono state adottate le nuove misure in vista delle vacanze pasquali- in generale da quando si perpetua nell’utilizzo delle fasce a colori- la mia contrarietà si muove su due piani: quello del governo centrale e quello regionale.

L’anno scorso ci siamo trovati catapultati in una realtà che prima d’ora avevamo visto solo nei film apocalittici, tanto che la scelta sofferta di blindare il Paese era, come negli altri Stati membri, l’unica possibile.

Tuttavia ad un anno esatto si deve notare come sia in ambito europeo- ad esempio in Spagna- sia in ambito extraeuropeo- ad esempio negli USA- non abbiano mai compromesso così fortemente l’economia e il diritto al lavoro, lottando contro i ristoratori e altri per lunghissimo tempo. Invero viene da chiedersi se quella italiana sia stata la scelta giusta e soprattutto la più funzionale alla diminuzione dei contagi.

Quindi è stata via libera alla soppressione di diritti costituzionalmente garantiti quale è la libertà di circolazione “per motivi di sanità o di sicurezza” (art.16 Cost): accettabile, comprensibile, per l’eccezionalità delle circostanze, per un nemico che non si sapeva come colpire duramente, mesi trascorsi in reclusione con la speranza del vaccino.

Ed ora che il vaccino è arrivato? Come scriveva una nota giornalista, davvero l’abitudine è la peggiore delle malattie? Perché, a me pare, che il punto di discussione da parte dei miei connazionali e corregionali si sia concentrato non sul fallimento attuale del piano vaccinale– basti pensare che negli ultimi tre giorni sul territorio nazionale si sono perse circa 3oo mila somministrazioni con un ritardo di 2 milioni e mezzo di immunizzati- bensì sulla gente esausta che viola le restrizioni e sui passeggiatori solitari.

Il tutto accompagnato da una beffa più grande: la presa di posizione assolutamente classista assunta dal Governo.

Spostamenti vietati per il ceto inferiore, viaggi all’estero permessi per la medio alta borghesia. Non esisteva, se la memoria non mi inganna, un cosiddetto principio di uguaglianza ex art. 3 Cost.? Per rendersi conto del paradosso basta solo volgere lo sguardo alla Gran Bretagna: pub, negozi, palestre, parrucchieri riaprono il 12 aprile, nonostante il piano vaccinale che procede speditamente però, si badi, è ancora presto per consigliare vacanze all’estero, comunica Johnson. Insomma, quanto siamo temerari noi italiani…

Spostiamoci sul territorio catanzarese e regionale dove, anticipavo, la situazione non è meno vergognosa.

Lo scorso 5 marzo il Sindaco Abramo annunciava la predisposizione dell’ente fiera come centro vaccini, anche il Presidente del Consiglio Comunale Marco Polimeni comunicava che “il Commissario nazionale per l’emergenza covid Figliuolo e il Responsabile nazionale della Protezione civile Curcio, hanno affermato che grazie a strutture come questa, potremo puntare a vaccinare fino a 15.000 calabresi al giorno.”

Un mese è passato da allora e non solo siamo lontanissimi dall’immunizzazione, ma in diretta conseguenza delle scarsità organizzative del sistema sanitario regionale, anziani, disabili, soggetti a rischio percorrono km per un sacrosanto diritto alla saluta per cui sembra si debba sempre più lottare. Dulcis in fundo: in Calabria, 70.053 dosi (26,07%) sono state somministrate a persone che non rientrano negli over 80, operatori sanitari o sociosanitari, personale non sanitario, ospiti di strutture residenziali, forze armate o personale scolastico. Chi lo sa chi rientra nella categoria “altro” e come si siano sorpassate le suddette categorie…

Di contro diventano assordanti giorno dopo giorno i silenzi delle istituzioni sulla questione e l’anomia che domina. Sono oramai intollerabili i sacrifici che ci si chiedono come se l’inefficienza fosse nostra e non di un sistema politico marcio fino alle radici. Peraltro come non potrei notare che la stessa zona rossa prolungata al 21 aprile dal Presidente ff SPirlì sia veramente molto, molto comoda? Quanto è facile continuare sulla linea della chiusura totale, della soppressione, dell’immobilismo, piuttosto che su quella del dinamismo costruttivo?

Alla luce di tutto, l’ultimo interrogativo che vi rivolgo non può che essere: Quosque tandem abutere patientia nostra?

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