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Eziopatogenesi del parassita social: dalla realtà al web


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Quest’articolo è presente anche su La nuova Calabria: https://www.lanuovacalabria.it/post/la-riflessione-valentina-falsetta-eziopatogenesi-del-parassita-social-dalla-realta-al-web

Eziologia

Il parassita dei social network in genere è l’uomo che non riesce a farsi un’idea propria di alcunché.

Le cause del fenomeno nello specifico possono essere molteplici, ma tutte si ricollegano a cinque macro cause che ho individuato nel paragrafo successivo.

Le cause specifiche

  1. Mediocrità d’ingegno, causa primigenia di tale fenomeno, e che a sua volta potrebbe discendere o meno da una probabile:
  2. Ignoranza. Troviamo qui coloro i quali non hanno avuto un accesso alla scolarizzazione per impossibilità superiori, e i restanti che non hanno voluto prenderne parte. In questi specifici casi vi è uno stallo consapevole della situazione evolutiva che, in breve, si è arrestata alle fasi elementari, stallo volontario viste l’ampiezza di nozioni e possibilità di cui nell’era moderna l’uomo può disporre. Vero anche che nella società odierna vi è una parte di popolazione che, pur volendo apprendere, non riesce nell’intento per la sua posizione economica: quest’ultima porta l’individuo a lavorare per sopravvivere ed è palese che in queste condizioni di pressione psicologica e fisica l’individuo non ha come bisogno primario ed impellente quello di un’istruzione che vada oltre le più basilari teorie. Tuttavia una situazione di sopravvivenza spesso è causata dalla mancanza di competenze che il mondo del lavoro, ad oggi, richiede. E’ il solito cane che si morde la coda. Questo ci porta alla:
  3. Pigrizia mentale: l’uomo, che può in questo caso anche essere scolarizzato, in concreto non ha voglia di leggere e informarsi sugli argomenti di cui vorrebbe interloquire: non c’è la rappresentazione e la volizione di avere come risultato finale un progetto creativo, scevro da opinioni o idee esterne e dunque indipendente. Pigrizia che ci collega al quarto punto:
  • 4. Internet, in collaborazione con la tv trash, ha reso personaggi senza talenti – privi di capacità argomentative e ideali – visibilissimi e soprattutto degni di importanza per il grande pubblico dei social. In sostanza i nuovi vip sono forieri del Nulla. Piacciono e sono seguiti perché il mediocre non si sente più in difetto, sicché l’esempio non è più, per la stragrande maggioranza, l’individuo laureato, ma l’influencer che guadagna con l’unica cosa di cui potrebbe mai parlare: il fidanzato traditore. Se infatti nella società può divenire importante e famoso un personaggio senza cultura e privo di un Messaggio da trasmettere, conseguentemente il mediocre pensa di essere anch’esso in grado di avere un posto nella gerarchia sociale guadagnandolo nei salotti televisivi o sul social di turno;
  • 5. Volontà di essere virale ad ogni costo.

Patogenesi

Qual è il meccanismo che porta all’instaurarsi del processo in questione?

In presenza di una qualsiasi delle suddette cause o, nei casi più estremi, in compresenza, l’uomo riversa sul social lo status d’incompetenza, e si badi che talvolta l’incompetenza è travestita da saccenteria, del tipo: Tizio condivide un articolo, un pensiero o altro, pone un interrogativo ai follower sminuendo direttamente o indirettamente il pensiero dell’autore Caio in questione, poiché secondo il saccente incompetente quest’ultimo, per motivi di antipatia personale, è in torto. Ed è in torto perché magari l’autore pur essendo sociologo ha parlato di letteratura, e seguendo questa loro logica solo un prete può parlare di San Francesco.

Questa è solo una delle tante varianti.

Ma torniamo al meccanismo. In primis cosa si intende per parassita da social? Il soggetto in questione, ovviamente, mette in atto i comportamenti del caso anche nella vita reale. Ma il permeare nella psiche della connessione a portata di mano ventiquattro ore su ventiquattro, la possibilità di essere visto o letto da più persone, instaura nella mente una possibilità luccicante: quella di costruirsi una personalità vista, magari, in persone idolatrate o vicine, e farla propria. Qual è la spinta psicologica? Si spiegava appunto nell’eziologia: l’ egocentrismo, la voglia di fama, una scarsa personalità, ovvero il fine di mostrare una forbitezza non posseduta agli occhi degli amici o meglio ancora degli sconosciuti.

Sui social network

Se nella vita reale viene messo a tacere quasi immediatamente, l’atto impresso nel web causa molti più danni: la forza motrice dei network è la capacità di fornire a qualsiasi post la possibilità di arrivare ad un pubblico potenzialmente vastissimo. Ecco perché un’idiozia pubblicata online, proprio per la sua capacità attrattiva, avrà un riscontro enorme per i soggetti, si intende, simili all’autore.

E’ un processo che inizia timidamente per poi sbocciare il più delle volte dopo qualche settimana di attività: egli si rende conto che non riesce ad arrivare in tempo rispetto alla notizia del caso ed esprimere un parere proprio, fondamentalmente perché non possiede le conoscenze minime. Ed è qui che giunge alla soluzione, ossia limitarsi a comprendere meramente con cosa è d’accordo e con cosa è in disaccordo, sicché passa a scorrere le home dei vari social e i commenti sulle varie testate giornalistiche. Dopo aver letto, e spesso non compreso, può procedere in vari modi

  • Si inizia, con le poche capacità riassuntive in dotazione, a riportare le tesi (più complottistiche saranno, più verranno condivise da altri), in sostanza, il sistema che alimenta le cd bufale;
  • L’esemplare menefreghista scriverà senza curarsi di controllare l’ortografia, figurarsi la consecutio temporum, poiché ciò che importa è il mero clamore;
  • Lo scrupoloso, invece, solitamente è la versione scolarizzata dell’esemplare: si preoccupa della forma e del contenuto, e a sua volte contiene due categorie:
  1. Chi opta per un copia e incolla di ogni testo che gli sembri papabile di successo;
  2. Chi opta per una parafrasi di notizie e testi intrisa di commozione al solo scopo di rendersi virale.

I professori tornino ad insegnare l’analisi critica

Come si nota, il problema è anche qui, come spiegavo nel precedente articolo –https://valentinafalsetta.it/2020/04/04/revengeporn-diffusioneillecita-su-telegram/ – culturale. E’ palese che alla base di tutto ci sia, come spesso accade, la componente scolastica, senza sottovalutare la propensione degli alunni all’apprendimento.

«I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno».

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